venerdì 12 settembre 2008

The dark side of Facebook

L'immagine proviene dal sito onecomics

Nato come social networking americano, dedicato a studenti di high school e università, dal 2006 ad oggi pare abbia superato quota 100 milioni di utenti.
Una crescita esponenziale e continua, come una palla di neve che rotolando diventa sempre più grande e risucchia i mondi sociali di milioni di persone, intersecandoli tra loro.
Ti iscrivi per curiosità o per passaparola, aggiungi quei 2-3 amici di cui pensi: "di sicuro ha un account facebook" e da lì non ti fermi più. Giorno dopo giorno, tramite i suggerimenti calcolati dal sito stesso o tramite classica ricerca, la tua "rete di amici" cresce. A partire dal gruppo di amicizie quotidiano, la lista si allarga ai colleghi di lavoro, si estende ai parenti, si rimpolpa con gli ex compagni di scuola (elementari medie superiori università master), si infarcisce di persone con cui hai parlato 2 volte in vita tua.
Tutti finiscono su facebook.
In Italia gli utenti sono circa 800.000, in crescita anche loro, ma la community in generale è ancora agli albori rispetto al resto d'Europa, per non parlare di USA.
Andando a cercare il pelo nell'uovo si scopre che molti utenti "più anziani" e più assuefatti alle sue meccaniche, svanito l'entusiasmo iniziale, vengono infastiditi dai diversi difetti connessi alla "facebookkizzazione".

Da un curioso articolo trovato su Repubblica: "Tra dicembre 2007 e gennaio 2008 ventimila frequentatori francesi e 23 mila spagnoli, hanno cancellato il loro account. Evidentemente si erano stancati del loro "potere di condividere, per rendere il mondo più aperto e connesso", come il fondatore Mark Zuckerberg ha definito la sua creatura. Una volta digitata la password, si poteva vedere dov'era e che faceva in quel momento una serie di vostri amici. Scoprire che alcuni avevano familiarizzato per merito vostro. Che un altro paio aveva cambiato la foto con cui presentarsi nella società telematica. E ancora, declinare un numero sempre troppo alto di inviti alla comunità di amanti del gatto o a quella dei lettori del Piccolo principe, come ricaduta transitiva del fatto che qualche vostra lontana conoscenza vi si era iscritta."
L'articolo cita anche alcune disavventure giuridiche in cui hanno pesato, o sono risultate aggravanti, dichiarazioni e/o appartenenza a determinati gruppi su facebook. Troviamo un autista, coinvolto in un grave incidente, la cui situazione processuale si è aggravata in quanto facente parte del gruppo "non sono un alcolista: sono un iper-alcolista" e il caso di alcuni colleghi di lavoro licenziati in tronco, perché si insultavano nelle pagine personali...

"Stando a un sondaggio recente di Viadeo, un altro social network, il 62% dei datori di lavoro britannici darebbe ormai un'occhiata alle pagine di Facebook e simili prima dei colloqui. E un quarto dei candidati sarebbe stato respinto di conseguenza. Per Michael Fertik, presidente di ReputationDefender, la quota di bocciati per incontinenze internettiane negli Stati Uniti è addirittura del 43%. "È inquietante quante informazioni siano disponibili sul vostro conto in un social network - ha detto a Wired - e quante conclusioni, più o meno vicine alla realtà, vi si possano trarre". La totalità dei suoi dipendenti, confessa per niente contento, è su Facebook. E le figuracce di quando uno scopre che l'altro, la sera prima, è stato a un barbecue di un collega che invece si era guardato bene dall'invitarlo sono all'ordine del giorno. Ci sono gaffe ben peggiori, ovvio. Al punto che l'anno scorso l'esercito inglese ha mandato una direttiva ai suoi soldati al fronte proibendo loro di rivelare informazioni che potessero localizzarli temendo che Al Qaeda potesse intercettarle. Spionaggio elettronico al quale anche i genitori si sono rapidamente riconvertiti. Ti iscrivi, cerchi il nome del pargolo e scopri cosa dicono, pensano e fanno lui e la banda dei suoi amici. Un'autobiografia collettiva a portata di clic."

Il problema della privacy andrebbe analizzato con cura, magari operando un'attenta selezione delle informazioni che forniamo al pubblico, specificando con cura il "chi" può accedere alle tue informazioni e il "cosa" può vedere. Un giro tra le impostazioni del sito permette di regolamentare tutto questo.
Non si può invece fare molto contro la "pubblicità personalizzata".
Il creatore del sito ha dichiarato che Facebook venderà i dettagli dei profili utenti ad agenzie che si occupano di pubblicità dedicata a target specifici.
Un curioso movimento Anti-facebook sembra essere nato invece in Inghilterra.
A quanto pare tra gli studenti universitari è partita una forma di boicottaggio contro facebook. Il malcontento sembra scaturire dalla scelta di gran parte degli organizzatori di feste ed eventi dedicati ai giovani di avvalersi del popolare sito. Essi hanno infatti fiutato la grande comodità ed immediatezza nel marketing online, a scapito dei mezzi tradizionali (poster, volantini, passaparola etc...). Senza sborsare una lira (o una sterlina) infatti organizzano il dove, il come e gli inviti, sfruttando la rete di facebook. In questo modo però rimangono "fuori dal giro" tutti coloro che hanno la sfortuna di non avere un account e che si trovano a costretti a chiedere in giro o a sperare di essere informati da qualche anima buona, causando un crescente disappunto.
In attesa di vedere come si evolverà la situazione in Italia, eccovi alcuni divertenti quanto emblematici gruppi ai quali ci si può iscrivere. Segnalo:
Siete liberi di contribuire :D


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